Raffaele Mattioli: i limiti del miracolo economico

Raffaele Mattioli (Vasto, 1895-Roma, 1973) è stato, prima nel periodo fascista poi in quello repubblicano, una delle personalità più importanti nel mondo della finanza. Volontario nella prima guerra mondiale, fu prossimo nella occupazione di Fiume a Gabriele D’Annunzio, per il quale organizzò anche l’ufficio stampa. Appassionato di economia, ebbe per primo maestro Attilio Cabiati, suo relatore nella tesi di laurea (Genova, dicembre 1920), che lo introdusse come suo assistente volontario alla Bocconi e lo presentò ad Angelo Sraffa, il rettore di quell’ateneo. Qui lavorò agli Annali di economia dell’università e si legò a un ambiente di economisti ricco di stimoli, intrecciando amicizie che molto avrebbero contato negli anni successivi. Nel 1922-25 Mattioli fu il segretario della Camera di commercio di Milano (altro luogo strategico per approfondire la sua formazione). Nel 1925 venne assunto dal potente amministratore delegato della Banca Commerciale Toeplitz come suo segretario di gabinetto, e qui cominciò la sua ascesa rapidissima alle massime responsabilità della banca, dove conobbe altri giovani di sicuro avvenire quali Giovanni Malagodi e Ugo La Malfa. Quando la crisi bancaria degli anni Trenta si chiuse con “l’irizzazione” dei grandi istituti di credito privati (cioè l’acquisizione all’Iri fondata nel 1933 da Alberto Beneduce delle tre banche che avevano guidato l’economia italiana sin dall’Ottocento), Mattioli, già direttore centrale dal 1931, divenne, dapprima assieme a Facconi, amministratore delegato al posto di Toeplitz (1933). In quella veste partecipò attivamente alla elaborazione della nuova legge bancaria emanata coi decreti del 1936. Durante la guerra ebbe un ruolo più appartato, ma nel secondo dopoguerra fu commissario straordinario della Commerciale e di nuovo amministratore delegato. Nella veste di leader effettivo dell’istituto ebbe una influenza spesso decisiva su tutte le vicende politico-finanziarie della ricostruzione postbellica e poi della rinascita degli anni del miracolo economico. Uomo di cultura vastissima, organizzatore infaticabile di nuove iniziative anche in questo campo, a lui si devono collezioni d’arte, collane editoriali di letteratura, riviste tra le più significative del dopoguerra.

Il brano che segue risale a metà degli anni Sessanta. Mattioli esprimeva, in una Relazione al Consiglio di Amministrazione, il suo fulminante giudizio sui limiti del miracolo economico al quale pure, da banchiere, aveva attivamente cooperato.

 

A nostro parere è successo qualcosa di più serio e di meno nocivo che la fase negativa di uno dei soliti cicli economici. Lo slancio produttivo degli anni antecedenti ha urtato contro un complesso di strutture e infrastrutture antiquate e rigide: le norme tributarie, gli ordinamenti amministrativi, l’organizzazione previdenziale, l’apparato scolastico, tutta l’armatura delle comunicazioni, la rete distributiva, le tecniche dell’agricoltura, gran parte del sistema giuridico e la mentalità stessa di molti imprenditori, sono rimasti quelli che erano cinquanta e più anni fa, e impacciano l’impeto di rinnovamento e di progresso economico.

Il brano è tratto da Banca Commerciale Italiana, Relazioni del Consiglio di Amministrazione alle Assemblee generali per gli esercizi dal 1945 al 1965, Milano, Capriolo&Massimo, 1967, pp. 319-341, la cit. qui riportata è a p. 334; ringrazio di questa informazione Giovanni Farese.