Editoriale – Svecchiare il “Vecchio Continente”: guida pratica per euro-giuristi per la realizzazione del continente dell’I.A.

Fonte immagine: ChatGPT

Abstract: Welcome AI Continent Action Plan. Così la Commissione Europea ha intitolato un documento di sintesi in cui viene tracciato un percorso strategico finalizzato ad elevare l’Europa a protagonista assoluta nello scenario mondiale dell’I.A. L’obiettivo è quello di dare forma a un “continente dell’intelligenza artificiale”, basato su indipendenza tecnologica, crescita economica, robustezza delle infrastrutture e tutela dei principi democratici. Ma l’ambiziosa iniziativa di che trattasi reca davvero con sé quella carica sociale e giuridica tale da spingere le industrie tradizionali, l’eccezionale bacino di talenti europei e la società civile tutta in potenti motori dell’innovazione e dell’accelerazione nel settore dell’I.A.? Alcune riflessioni, invero, si appalesano necessarie.

L’idea di un nuovo continente (il quinto/settimo/ottavo, a seconda delle plurime classificazioni scientifiche di dettaglio), per di più legato all’intelligenza artificiale – il cui concetto richiama, de contrario, astrattezza ma soprattutto assenza di confini fisici e/o naturali -, risulta, da subito, suggestiva e affascinante. E se tali caratteristiche ricorrono senz’altro da un punto di vista squisitamente geografico (e geologico, sia consentito), non è possibile certamente escluderle anche dalla prospettiva del giurista.

Il continente dell’I.A., in verità, non rappresenta nulla di morfologicamente nuovo sul globo terracqueo, ma – a seguire il documento della Commissione Europea COM(2025) 165 final del 09 aprile 2025 recante “AI Continent Action Plan” (nel seguito, per brevità, anche “Action Plan”) – esso viene a sovrapporsi, astrattamente, con il territorio dell’Unione Europea. Ora, l’immagine di un continente europeo legato indissolubilmente alla macchina richiama, a tutta prima, più che le fonti del diritto quelle meravigliose esperienze fantascientifiche proprie dei grandi film tematici: la trasformazione di una terra nullius – pacificamente così l’I.A. – in un mondo tecnologico regolato e regolamentato, come fu l’Atlantide di Stargate (al netto della sua insularità).

Nonostante le evidenti difficoltà cognitive nell’immaginare un simile continente, la Commissione UE, per il mezzo dell’Action Plan supra, offre al giurista una bussola di navigazione verso tali terre digitali, con cinque direttrici cardinali tali da consentire, astrattamente, ai law sailors di tracciare una nuova carta dell’Europa, non più “Vecchio Continente” ma, come detto, continente dell’intelligenza artificiale. Si identifica così un nuovo spazio politico e istituzionale in grado produrre e regolare tecnologie avanzate secondo una logica autonoma, fondata sui principi di responsabilità, inclusività e trasparenza.

E tanto è possibile evincersi dal documento in commento: con l’Action Plan, infatti, l’UE detta una strategia integrata (che – si tenga sempre a mente – implica, nel lessico eurounitario, un piano di medio/lungo termine articolato in obiettivi, mezzi finanziari e meccanismi attuativi multilivello) che attribuisce all’I.A. un ruolo sistemico all’interno dell’architettura economica e istituzionale europea. Si rafforza così pure quel percorso già tracciato dal Digital Decade Policy Programme, ampliandone, però, il raggio di azione e ciò per il mezzo dell’assegnazione all’I.A. della funzione di infrastruttura abilitante dell’intero sistema continentale.

Ora, per raggiungere tale ambizioso obiettivo, il primo asse strategico dell’Action Plan assegna priorità assoluta proprio alla costruzione di un’infrastruttura tecnologica continentale per sostenere l’intero ciclo di sviluppo dell’intelligenza artificiale. In particolare, si intende rafforzare l’infrastruttura dedicata all’I.A. con una rete di fabbriche incentrate su supercomputer a marchio UE oltre alla realizzazione delle c.d. “gigafactory” di I.A., ossia impianti su vasta scala dotati di circa chip all’avanguardia con potenze di calcolo fuori scala e centri dati per addestrare e sviluppare modelli di I.A. complessi. Per stimolare gli investimenti del settore privato nelle capacità cloud e nei centri dati, la Commissione punta poi alla predisposizione di una proposta di atto legislativo sullo sviluppo del cloud medesimo in combinato con l’intelligenza artificiale (il Cloud and AI Development Act; iniziativa, quest’ultima, da attenzionarsi con cura soprattutto con riferimento alle possibili implicazioni e convergenze con l’A.I. Act); uno strumento normativo, quindi, orientato alla promozione di investimenti in infrastrutture digitali sostenibili con il precipuo fine di realizzare una piattaforma tecnologica autonoma – europea per concezione e per controllo – capace di sostenere la piena maturazione dell’I.A. nel quadro della sovranità digitale. In sintesi, poi, il secondo asse strategico mira alla valorizzazione dei dati quale risorsa centrale per lo sviluppo di sistemi di I.A. affidabili ed efficaci (Data Union Strategy). Da qui, l’esigenza di promuovere la realizzazione di laboratori di dati – i c.d. “Data Labs” – che riuniscano e gestiscano grandi volumi di informazioni provenienti dai centri di elaborazione dell’intelligenza artificiale, con il fine ultimo di semplificare le regole di accesso e condivisione dei dati per imprese e amministrazioni, nel rispetto della normativa e regolazione privacy. Il terzo asse, invece, si concentra sullo sviluppo della dimensione formativa, con specifico riferimento alla interazione umana con l’A.I. generativa (fondamentali allo scopo, a detta dell’Action Plan, i progetti di reskilling e upskilling coordinati attraverso i Digital Innovation Hubs). Assume carattere prioritario, nel perimetro di tale asse, pure la promozione dell’A.I. literacy al fine di colmare il gap tecnologico esistente tra le fasce della popolazione europea, anche attraverso borse di studio, programmi di ritorno al lavoro (returnships) e percorsi educativi certificati in generative A.I. La quarta linea programmatica verte sulla identificazione dei settori prioritari (inter alia, sanità e mobilità) in cui promuovere politiche specifiche per l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate, basate sia su algoritmi già addestrati, sia sullo sviluppo di modelli personalizzati per esigenze specifiche. Infine, il quinto asse si concentra sui profili della regolazione, attraverso l’istituzione dell’A.I. Act Service Desk, uno sportello operativo incaricato di fornire assistenza tecnica e giuridica alle imprese, con particolare riferimento all’applicazione delle disposizioni di cui al regolamento UE 2024/1689.

Emerge, quindi, dall’Action Plan, un articolato insieme di obiettivi, sotto-obiettivi e misure da adottarsi medio tempore al fine di trasformare effettivamente l’Europa nel prossimo, reale, continente dell’I.A., a dispetto del mercato globale della digitalizzazione che guarda, nei fatti, molto più a occidente rispetto all’UE (ossia agli USA) o comunque, nell’indecisione, a oriente (Cina).

A dispetto di quanto sopra riportato, tuttavia, sembrerebbe però che l’idea del continente dell’I.A. non sia abbracciata tout court (o comunque senza deroghe geografiche) da tutti gli Stati membri, militando in senso molto più campanilistico il tenore di plurime disposizioni sull’implementazione dell’I.A. nei diversi territori nazionali. È certamente il caso dell’Italia, laddove si consideri, a titolo esemplificativo, che il d.d.l. n. 1146 recante “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale” (approvato il 20 marzo 2025 al Senato), dispone che lo Stato e le altre autorità pubbliche “indirizzano le piattaforme di e-procurement delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, in modo che, nella scelta dei fornitori di sistemi e di modelli di intelligenza artificiale, possano essere privilegiate quelle soluzioni che garantiscono la localizzazione e l’elaborazione dei dati strategici presso data center posti nel territorio nazionale le cui procedure di disaster recovery e business continuity siano implementate in data center posti nel territorio nazionale” [art. 5, comma 1, lett. d)] e comunque i “sistemi di intelligenza artificiale destinati all’uso in ambito pubblico, fatta eccezione per quelli impiegati all’estero nell’ambito di operazioni militari, devono essere installati su server ubicati nel territorio nazionale, al fine di garantire la sovranità e la sicurezza dei dati sensibili dei cittadini” [art. 6, comma 2].

Disposizioni che, ex se e a prima lettura, lasciano intendere la progettazione di una diversa “penisola dell’I.A.” piuttosto che di un continente vero e proprio, dal momento che le suddette disposizioni rendono impossibile – quantomeno per le P.A. – l’adozione e l’utilizzo di applicazioni già attualmente in uso presso diverse amministrazioni (es. Copilot, ChatGPT), i cui server sono localizzati pacificamente al di fuori dei confini nazionali. Considerata la strategia europea di che trattasi, è logico quindi attendersi un drastico cambio di rotta in argomento, ossia in un’ottica maggiormente aperta quantomeno al mercato europeo (ciò in ossequio al primo asse di intervento dell’Action Plan).

Alla luce di quanto sopra, quindi, ogni discorso sull’I.A. (o su continenti dell’I.A.), nell’odierno contesto storico-giuridico, disegna in realtà una mappa diversa, come a riempire costantemente un vuoto lasciato da atti o regolamenti precedenti. L’Action Plan, da tale angolo visuale, altro non è che uno di tali, plurimi, discorsi sull’intelligenza artificiale, con indicazioni e affermazioni di principio che, da un lato, certamente cercano di indirizzare gli Stati membri e l’Unione tutta verso la realizzazione di piattaforme e linguaggi digitali comuni; dall’altro, però, restano buzzwords, parole a effetto, tipiche peraltro del lessico eurounitario, che – se non adeguatamente verticalizzate in disposizioni cogenti – rischiano di perdere il loro intrinseco, denso, significato.

Come del resto scriveva Erodoto nelle sue Storie, a proposito di terre e continenti, «rido a vedere che molti hanno disegnato la mappa della terra e che nessuno l’ha spiegata in modo ragionevole».

 

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