Abstract: L’Osservatorio sullo Stato digitale propone un “punto di vista” sul Rapporto Draghi legato al tema della digitalizzazione. Un’osservazione congiunta e una voce corale, attraverso cui quattro Autori si esercitano su temi diversi, ma connessi, mettendo in evidenza i tratti salienti di un programma che potrebbe riscrivere i caratteri dell’Unione europea come potere pubblico.
L’Europa vive di crisi e di crisi rinasce. Il cd. Rapporto Draghi è stato rilasciato proprio in un momento di crisi e domande profonde, nel tentativo di costruire una nuova e maggiore fiducia nel processo di integrazione europea. Guardando alle esigenze economiche generali e alle prerogative degli Stati membri, esso mira a costruire un percorso differente da quello seguito sinora. Nel ridisegnare il rapporto con l’economia, ripensa il futuro dell’Europa. Le istituzioni e il mercato europei necessitano un ruolo da protagonista nello scenario internazionale.
Senza adagiarsi su posizioni consolidate, e con la convinzione che le voci debbano essere tutte ascoltate, il Rapporto propone un cambio di paradigma appare evidente. Ingenti investimenti e reperimento di risorse, in maniera fortemente diversa rispetto al passato, potrebbero ridisegnare la stessa natura dell’Unione europea come potere pubblico. Nel testo si percepisce la convinzione che un intervento credibile e strutturale necessita, in primo luogo, di impegni strutturali.
Superando formalismi e impostazioni astratte, ma anche burocratiche, il Rapporto mira al cuore di problemi industriali ed economici. Dai brevetti alle tecnologie, dalla ricerca alla sanità, individua una serie di problemi strutturali che devono essere superati, migliorando processi, strumenti, effetti. Chiede più concorrenza. Propone una maggiore collaborazione del settore pubblico con il privato. Mostra la necessità di maggiore apertura verso nuove iniziative.
La digitalizzazione ha un posto di rilievo al suo interno.
Essa deve essere ridisegnata con “sforzi collettivi”, al fine di “colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate”.
Se la causa risiede in una “struttura industriale statica”, occorre solcare il terreno per consentire a nuove realtà di “sconvolgere le industrie esistenti o sviluppare nuovi motori di crescita”. Un vero e proprio terremoto “disruptive”, come indica chiaramente la tecnologia usata, ben nota agli economisti. L’approccio è quello di una maggiore capitalizzazione, mancante da cinquant’anni, dove l’assenza di dinamismo è una sorta di profezia che si autoavvera.
Non può mancare in questo scenario la cd. intelligenza artificiale: anche qui l’esigenza è di sbloccarsi e superare le “tecnologie e industrie di mezzo” del secolo precedente. L’Unione deve tornare a essere leader, per governare settori all’avanguardia.
“Una parte centrale di questa agenda”, prosegue il testo, “sarà quella di fornire agli europei le competenze necessarie per trarre vantaggio dalle nuove tecnologie, in modo che tecnologia e inclusione sociale vadano di pari passo”. Un programma vastissimo, dunque, che ancora una volta sottolinea il problema delle competenze. L’auspicio, come già sottolineato altrove, è che le competenze tocchino il profondo della materia, coprendo aspetti non solo tecnologici, ma strategici.
Si è scritto e commentato molto sul Rapporto. È un’agenda molto complessa, che trova molti ostacoli, innanzitutto di tipo politico, perché la sua realizzazione comporterebbe una scelta differente dei governo degli Stati membri dell’Unione, rispetto a quanto avvenuto sinora. Le domande aperte sono, comunque, molteplici e non mancano carenze e paradossi.
La prima concerne il tentativo di assicurare, al contempo, una maggiore connessione degli apparati con le domande sociali. Le risposte non sono ben evidenti.
La seconda concerne i privati. L’agenda è conosciuta, ma sembrano nascere importanti interrogativi in ordine al ruolo dei soggetti pubblici e alla direzione dell’economia si vuole imprimere. Non è chiaro chi dovrebbe prevalere e che forma di sinergia si può prevedere nel lungo termine.
Una terza questione concerne i possibili conflitti tra le diverse aree di promozione: ad esempio, c’è un paradosso con la promozione dell’IA e le politiche di transizione energetica, in un momento in cui gli operatori di peso mondiale stanno scegliendo di rivolgersi all’energia nucleare.
Una quarta domanda concerne un pericoloso salto: è il caso della applicazione difforme del Gdpr, qualificata come un ostacolo e un freno all’innovazione. Questo aspetto si lega alla domanda precedente e sembra fornire elementi di preoccupazione. Il Rapporto, infatti, appare assecondare eccessivamente la posizione delle aziende che non voglio affrontare differenziazioni ed eccessi di regolazione. Il rischio è, però, che dietro alla richiesta di semplificazione e livellamento si celi un abbassamento delle tutele.
Tuttavia, la riservatezza non è un freno all’innovazione. Semmai è vero il contrario: il Gdpr che va rafforzato, non depotenziato. Così come va costruita ex novo la protezione dei diritti all’Interno dell’IA Act, che appare del tutto insufficiente.
Come analiticamente spiegato in un recente intervento, vi sono alcune contraddizioni del Rapporto sul punto che, nel quadro della competitività tra imprese europee e non, riguardano i costi di compliance, l’uso legittimo dei dati, l’accesso ai dati sanitari.
È sbagliato, in sintesi, porre un trade-off tra la tutela dei diritti e l’innovazione.
Dunque, il programma è lodevole e l’intervento si è fatto attendere per il prestigio e il rigore. Alcune lacune sono evidenti. Con questa serie di post dell’Osservatorio sullo Stato digitale, gli Autori Benedetta Barmann, Alessia Madeddu, Andrea Renzi e Agostino Sola illustreranno alcuni tratti salienti del rapporto: la politica industriale, il coordinamento, le infrastrutture e i servizi, le competenze e la finanza – in rapporto con tecnologia.
È ora di sentire la loro voce, cristallizzata nella parola scritta.
1. La transizione digitale e la politica industriale – Alessia Madeddu (31 ottobre 2024)
2. Il coordinamento amministrativo e la digitalizzazione – Agostino Sola (7 novembre 2024)
3. Le infrastrutture e i servizi innovativi – Andrea Renzi (14 novembre 2024)
4. Il rafforzamento delle competenze – Alessia Madeddu (21 novembre 2024)
5. Finanza e digitalizzazione – Benedetta Barmann (28 novembre 2024)
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