Talvolta emergono dagli archivi dei reperti, quasi fossero relitti di antichi naufragi, che ancora galleggiano o, per meglio dire, ancora “parlano”. Nell’immenso archivio di Giulio Andreotti, in un fascicolo periferico denominato “Appunti”, si conserva questo biglietto, su cartoncino intestato “Repubblica Italiana, Ministero dell’Interno, Direzione generale della Pubblica Sicurezza”. Contiene poche righe, con in calce una sigla anonima che non si riesce a decifrare. Non ha dunque mittente, né destinatario, non essendo dimostrabile ch’esso fosse diretto alla persona dell’allora sottosegretario alla Presidenza del consiglio Giulio Andreotti. Siamo – si badi – alla fine dell’ottobre 1948, a pochi mesi dal voto del 18 aprile che ha consegnato alla Democrazia cristiana la maggioranza assoluta. Il quinto governo De Gasperi si è insediato il 23 maggio, ministro dell’Interno Mario Scelba. Il contenuto di questo cartoncino “parla” chiaro: ci dice che l’epurazione del fascismo, e in particolare della più odiosa delle sue istituzioni, la polizia politica, è finita. Che il dottor Domenico Curcio, che si ostina a indagare, non lo ha capito. Ma che c’è un rimedio: sciogliere la commissione di epurazione.
La Commissione per l’esame dei ricorsi dei confidenti dell’OVRA continua a chiedere in visione, con lettere a firma del segretario, giudice Domenico Curcio, fascicoli della soppressa Direzione di Polizia Politica.
Poiché riesce difficile rispondere negativamente giustificando in modo plausibile il rifiuto, si prospetta l’opportunità di provocare lo scioglimento della Commissione.
Roma, lì 30/X/1948
Istituto Luigi Sturzo, Archivio Giulio Andreotti, serie Governi, b. 835, fasc. Appunti riservati.