Senza pretese di esaustività e prendendo le mosse dalle recenti osservazioni svolte dai giudici contabili europei, la riflessione che segue è volta ad analizzare lo stato dell’arte in materia di digitalizzazione delle scuole, con particolare riferimento alle misure previste dal PNRR italiano.
“Mancanza di un orientamento strategico nell’uso dei finanziamenti UE da parte degli Stati membri” è così che titola la relazione pubblicata il 24 aprile scorso dalla Corte dei conti europea (Special report 11/2023: EU support for the digitalisation of schools) che, oltre ad avere il pregio di ricostruire lo stato dell’arte circa le forme di sostegno concesse agli Stati membri per la digitalizzazione delle scuole, evidenzia alcune criticità – già note per quanto riguarda l’Italia – attuative sul punto.
Il quadro dei dati offerti dell’Osservatorio per la scuola digitale fornisce un aiuto nel fotografare lo stato dell’arte della digitalizzazione scolastica. Il processo di digitalizzazione della scuola italiana è stato avviato più di 15 anni fa con l’introduzione di misure che hanno cercato di trasformare la didattica e l’organizzazione scolastica. Queste prime misure comprendevano l’introduzione di lavagne interattive multimediali in circa 35.000 classi (tramite l’ Azione LIM), la fornitura di dotazioni informatiche per la sperimentazione della didattica in oltre 400 classi pilota (tramite l’Azione Cl@assi 2.0), la creazione di reti WiFi nelle scuole e l’avvio di percorsi di formazione per i docenti.
Tuttavia, è a partire dal 2015 che la transizione digitale della scuola italiana ha conosciuto una svolta, quando è stato approvato il Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD) e sono state messe in sinergia le risorse del Programma operativo nazionale 2014-2020 dell’Unione Europea. Grazie all’attuazione di tutte le 35 azioni previste dal PNSD, la digitalizzazione delle scuole italiane è stata fortemente accelerata e diffusa in tutte le scuole. Questo ha permesso di apportare notevoli miglioramenti nella gestione amministrativa, nella didattica e nell’apprendimento, attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate come i dispositivi digitali, la banda ultra-larga, la connettività in fibra ottica, i registri elettronici e le lavagne interattive. In questo modo, la scuola italiana è diventata sempre più all’avanguardia nella transizione digitale, offrendo ai suoi studenti nuove opportunità di apprendimento e crescita personale. Dal 2014 al 2021 il rapporto tra alunni e dispositivi è migliorato, passando da 8,9 a 4, mentre il rapporto tra LIM e classi è passato da meno di una LIM ogni due classi ad una LIM/Schermo digitale per ogni classe. Inoltre, l’utilizzo del registro elettronico è salito dal 69 per cento al 99 per cento delle scuole e sono stati realizzati oltre 40.000 ambienti didattici innovativi e digitali grazie all’approvazione del Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD).
Rispetto alla digitalizzazione amministrativa, prima del PNSD, il 68 per cento delle segreterie scolastiche aveva un sistema di gestione documentale informatizzato, oggi il 97 per cento. Inoltre, la percentuale di docenti che utilizzava almeno settimanalmente le tecnologie digitali per fare didattica è aumentata dal 44,5 per cento nel 2017-2018 all’84,4 per cento nel 2020-2021. Nel 2021, l’84 per cento delle scuole gestiva progetti per il potenziamento delle competenze digitali degli studenti, rispetto al 71 per cento del 2018.
Durante l’emergenza pandemica, il 100 per cento delle scuole ha attivato la didattica a distanza, raggiungendo la quasi totalità degli studenti, e 620.000 docenti si sono formati alla didattica digitale. Inoltre, le scuole connesse in fibra ottica sono aumentate dal 33 per cento nel 2018 al 45 per cento nel 2021 e il piano statale Banda ultra-larga (BUL) garantirà la connettività in banda ultra-larga a tutte le scuole entro il 2025. Per quanto riguarda i finanziamenti, il PNSD, il PON “Per la scuola 2014-2020” e l’iniziativa React EU sulla digitalizzazione delle scuole hanno messo a disposizione oltre 1,9 miliardi di euro. Il sistema scolastico nazionale può contare sulla presenza: di un animatore digitale e di un team di docenti per l’innovazione in ogni scuola (circa 32.000 figure di sistema con compiti di driver dell’innovazione); delle équipe territoriali formative in ogni regione, composte da docenti esperti di didattica digitale; di una rete di poli per la formazione sul campo presenti in tutte le regioni (Future labs); di centinaia di reti di scuole che promuovono l’innovazione digitale della didattica.
Sulla scia di quanto detto, si inseriscono gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza anch’essi a incrementare il tasso di digitalizzazione nelle scuole italiane.
Si fa riferimento alla Missione 4 (Istruzione e ricerca) componente 2 (Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università) del Piano che prevede tre sub investimenti (M4C1I2.1, M4C1I3.1 e M4C1I3.2), denominati: Didattica digitale integrata e formazione sulla transizione digitale del personale scolastico, Nuove competenze e nuovi linguaggi e Scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori. Tutte e tre le misure sono di titolarità del Ministero dell’istruzione e del merito (MI) e prevedono risorse complessive pari a 4 miliardi. Si specifica che tutte le misure PNRR dedicate all’istruzione sono monitorabili del sito dedicato, predisposto dal relativo dicastero, “FUTURA PNRR” (Futura – La scuola per l’Italia di domani). Fatta eccezione per la misura “Nuove competenze e nuovi linguaggi”, gli altri due interventi consistono in progetti cosiddetti “in essere”, ossia progetti esistenti precedentemente al PNRR e inizialmente finanziati con risorse nazionali che sono stati supporti dalle risorse del Piano. Sul punto, dal momento che i flussi finanziari legati ai progetti in essere possono essere apprezzati attraverso l’esame dei pagamenti rilevati in bilancio, al fine di comprendere lo stato di avanzamento degli stessi, la Relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR (QUI il vol. I della Relazione) di marzo 2023, redatta dalla Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei conti, ha specificato che per la misura Scuola 4.0, pur in presenza di un tasso di impegno superiore al 90 per cento, il livello di pagamento è fermo al 55 per cento.
L’investimento Scuola 4.0 (M4C1I3.2) è infatti quello con un maggior peso, sia a livello di risorse stanziate (2,1 miliardi) sia a livello di scopi perseguiti. L’investimento mira, infatti, ad accelerare la transizione digitale delle scuole italiane rendendo le loro strutture ambienti tecnologicamente più avanzati, flessibili e adatti a una maggiore digitalizzazione dell’insegnamento. Si vuole in particolare trasformare 100 mila classi tradizionali in aule connesse, introdurre laboratori per le professioni digitali, nonché digitalizzare gli edifici scolastici. Scuola 4.0 prevede pertanto il possibile utilizzo di tecnologie nell’ambito del coding, della robotica e della realtà virtuale applicata alla didattica (l’intervento è stato attuato con il decreto ministeriale n. 161 del 14 giugno 2022, mentre con d.m. dell’11 agosto 2022 sono state assegnate le risorse e il 10 ottobre 2022 è uscito l’avviso pubblico per la presentazione delle proposte progettuali).
Per la misura in oggetto sono previsti solo due obiettivi (entrambi di derivazione europea, cc.dd. EU): una milestone (M4C1-4) era prevista nel secondo trimestre 2022 ed è stata perseguita con l’adozione del decreto ministeriale di giugno 2022); l’altro è un target in scadenza nell’ultimo trimestre del 2025, l’ultimo previsto per la misura, che sarà conseguito con la definitiva trasformazione di 100.000 classi in ambienti di apprendimento innovativi.
È evidente che la corretta attuazione degli investimenti PNRR in materia di digitalizzazione della scuola sono strettamente dipendenti dalle misure aventi ad oggetto la digitalizzazione sul territorio; si fa riferimento in via generale alla Missione 1 del Piano (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) e, in particolar modo alla misura M1C2I3.1.3, denominata “Scuola Connessa”. Il Piano “Scuole connesse” comprende interventi per fornire accesso a internet a tutte le sedi scolastiche presenti sul territorio nazionale con velocità simmetriche di almeno 1 Gbps, per un finanziamento complessivo pari a 261 milioni. Il relativo bando è stato pubblicato il 28 gennaio 2022 ed è stato assegnato il 6 giugno 2022 (per approfondimenti si v. il sito di Piano Scuola connessa – Infratel Italia). I prossimi obiettivi (due target nazionali e una milestone europea) sono scadenza nel 2024 e nel 2026 e prevedono, sommariamente, che almeno 9.000 edifici siano dotati della connettività 1 Gbps).
Durante la prima fase, l’intervento pubblico ha previsto la fornitura della connessione a 35.000 strutture scolastiche (circa il 78 per cento del totale), ossia di tutti gli edifici delle scuole secondarie di primo e secondo grado e, nelle “aree bianche”, anche il collegamento di tutti i plessi delle scuole primarie e dell’infanzia. Questo intervento sarà completato entro il 2023.
Sul punto, la relazione della Corte dei conti europea ha riscontrato che gli Stati membri hanno applicato approcci diversi per quanto riguarda la connessione Gigabit nelle scuole. Mentre alcuni Stati hanno registrato ritardi, la Corte ha osservato con riferimento all’Italia (che mira a connettere gli edifici scolastici entro il 2025) che questa ha tuttavia indicato il 2026 come termine di completamente dei relativi appalti.
Nonostante l’apporto dato dai fondi PNRR, emergono criticità circa gli strumenti attuativi della digitalizzazione delle scuole italiane, frutto probabilmente di difficoltà preesistenti al Next Generation EU.
(Per il monitoraggio delle misure analizzate e, in generale, di tutti gli investimenti e riforme del PNRR si rinvia a Italia Domani – Portale PNRR)
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