Pioniere del socialismo italiano, deputato dalla XIX alla XVII legislatura, poi costretto all’esilio in Francia dall’avvento del fascismo, Filippo Turati (1857-1932), fu nei primi anni del Novecento il portavoce e l’infaticabile organizzatore del primo sindacalismo degli impiegati di marca socialista (tra l’altro fu a lungo presidente onorario della appena costituita Federazione degli impiegati postali, telegrafici e telefonici). I suoi discorsi parlamentari disegnarono – negli anni dello stato giuridico Giolitti-Orlando (1908) – la carta dei diritti e delle garanzie di quelli che nell’Ottocento erano stati i miseri travet messi in scena dal commediografo torinese Vittorio Bersezio. In questo passaggio, nell’ambito di un discorso dedicato alle Poste e telegrafi, colpisce l’idea moderna di una profonda trasformazione della struttura stessa dei ministeri, premessa per quella che Turati riteneva una immancabile svolta nella natura stessa dello Stato borghese.
Vi sono i Ministeri che potrei chiamare del passato, la guerra, la marina e anche gli affari esteri, finché almeno il proletariato non avrà forgiato la propria politica estera, Minsteri storicamente ancora necessari, ma che rispecchiano un mondo destinato a scomparire; e vi sono i Ministeri dell’avvenire, come quello dei lavori pubblici, da cui evolverà ben presto un nuovo Ministero delle ferrovie; quello dell’istruzione pubblica, che dovrebbe essere il Ministero dell’educazione nazionale; quello dell’agricoltura, industria e commercio, oggi povero germe rachitico, ma che dovrà evolvere anch’esso e generare per sissiparità i vari Ministeri di cui è virtualmente composto, non escluso il futuro Ministero del lavoro: ebbene, questi Ministeri, fra i quali è anche il Ministero delle poste e telegrafi, sono i Ministeri della civiltà, di fronte a quegli altri, che rappresentano il passato feudale, dinastico e militaresco: sono il simbolo di quel mondo avvenire fondato sull’industrialismo (…), di quella futura amministrazione delle cose sostituita alla gerarchica e poliziesca amministrazione degli uomini, che è una delle idee fisse di quegli utopisti che siamo noi socialisti.
Discorsi parlamentari di Filippo Turati pubblicati per deliberazione della Camera dei deputati, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1950, vol. I, p. 377 (tornata del 1° giugno 1905).