Argo: un nuovo progetto di videosorveglianza per le strade di Torino

Anche in Italia si progetta l’introduzione di nuove forme di sorveglianza cittadina di massa. È Torino la prima città dove si intenderebbe istallare 273 telecamere finalizzate alla raccolta di metadati per rendere più sicure le strade. Non si possono però sottovalutare le implicazioni negative in materia di identificazione degli individui e di privacy.

 

Al fine di controllare la sicurezza urbana e quella integrata e la governance della mobilità, il comune di Torino, tre anni fa, ha elaborato il progetto “Argo” relativo all’istallazione di un impianto di videosorveglianza intelligente. D’intesa con la polizia municipale e la società partecipata 5T (già operante nel settore della mobilità) e con il sostegno della Regione Piemonte e la Prefettura, questo progetto prevede l’istallazione di 273 telecamere per le strade di Torino – oltre le 107 già presenti nei principali luoghi cittadini per il controllo della mobilità e del traffico – per una spesa di più di due milioni di euro.

            Le loro principali funzioni attengono alla rilevazione del superamento di una linea, di intrusioni in un’area, dell’accesso o dell’uscita di qualcuno o qualcosa in una determinata zona. Le telecamere infatti mediante la raccolta di metadati – quindi non prevedendo l’utilizzo della tecnica del riconoscimento facciale – sono in grado di rilevare il sesso degli individui, la tipologia dei loro indumenti e le targhe di mezzi di trasporto privato (secondo la definizione di “metadati” fornita dalla società 5T, incaricata di svolgere le operazioni).

Come si legge nella deliberazione della giunta comunale del 4 agosto 2020, l’intenzione è quella di riutilizzare sistematicamente le infrastrutture già in funzione (ad esempio punti di alimentazione e connettività, armadi stradali, palificazioni e strumenti di monitoraggio del traffico), istallando nuovi sistemi di videosorveglianza in punti massimamente funzionali per la viabilità e la sicurezza. È previsto che mediante appositi algoritmi i dati raccolti vengono riconosciuti, estratti e analizzati, poi anonimizzati e inseriti in un unico sistema centrale, messo a disposizione della polizia locale e delle forze di polizia per contrastare i reati soprattutto nelle zone cittadine periferiche e più degradate. Mediante sistemi di connessione veloce e con la 4.5G vengono messi in comunicazione tutti i cloud e i server della società 5T, per integrare il monitoraggio della mobilità con la sicurezza urbana. Argo consiste dunque in un sistema di sicurezza preventiva, fondato sull’analisi di comportamenti “anomali” degli individui in quanto differenti rispetto a quelli solitamente da loro adottati.

È tuttavia evidente che la rielaborazione delle informazioni raccolte consente di identificare i soggetti ripresi e di seguire i loro spostamenti mediante una ricerca in tempo reale da parte degli algoritmi, con possibili confusioni tra sesso biologico e genere di un soggetto (l’identificazione è corretta il 98,3% delle volte rispetto alle donne e il 97,6% delle volte rispetto agli uomini).

Proprio alla luce di ciò il Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti umani digitali ha inviato una segnalazione all’Autorità garante per la protezione dei dati personali, chiedendo di valutare approfonditamente il progetto definitivo approvato dalla giunta comunale di Torino. Il Garante ha in seguito aperto un’istruttoria preliminare – ancora in corso – al fine di verificare la compatibilità con l’art. 9 GDPR, che vieta il trattamento di dati genetici o biometrici che identificano univocamente una persona fisica.

Il progetto, quindi, è ancora in fase di studio e non è diventato realtà. La sua realizzazione potrebbe costituire un concreto precedente per la nascita di nuove forme di controllo cittadino in Italia, garantendo da un lato una maggiore sicurezza e dall’altro rappresentando un pericolo per la nostra privacy (ne abbiamo già parlato qui e qui).

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