Il tema della continuità della diplomazia cresciuta sotto il fascismo in un passaggio di Emilio Lussu alla Assemblea costituente.
Il discorso è del luglio 1946 e riguarda il programma del nuovo governo – il secondo appena formato da Alcide De Gasperi.
L’opera di epurazione dei ministeri era, a quella data, già in gran parte fallita. Agli Esteri la tradizione della diplomazia aveva opposto un valido bastione di resistenza passiva e la continuità di quel personale sarebbe durata a lungo.
V’è il problema del Ministero degli Esteri.
Io credo che l’onorevole De Gasperi non avrà molto tempo da dedicare alle riforme da introdurre in questo Ministero degli Esteri, il quale è in mano ad un personale che non è cattivo ma è cresciuto nell’ambiente fascista ed è, anche senza rendersene conto, imbevuto di fascismo, di criteri nazionalistici, non democratici.
A Palazzo Chigi, al centro, e nelle diramazioni diplomatiche e consolari, il personale del Ministero degli Esteri è lo stesso che ha rappresentato l’Italia durante il regime fascista. Bisogna adattare la nostra diplomazia alle esigenze della nuova Repubblica, che non fa una politica nazionalistica e imperialistica. I nostri diplomatici e i nostri agenti consolari, in fondo, sono lo specchio attraverso il quale i popoli e i governi presso cui sono accreditati vedono il volto del popolo italiano e del suo regime.
È quindi necessario fare opera di trasformazione non per punire, sia ben chiaro. È un dovere che deve essere compiuto nell’interesse superiore dello Stato e del Paese.
Assemblea Costituente, Discussioni, seduta del 17 luglio 1946, pp. 82-83.