Se il progresso tecnico consente di raccogliere le firme in modi più semplici, non bisogna opporsi ad esso, come fecero gli operai inglesi all’inizio dell’800, quando distrussero le macchine industriali.
Tanto più che, in questo caso, il progresso tecnico consente di ampliare la partecipazione popolare nella fase dell’iniziativa del referendum, un ampliamento che è sempre auspicabile, se vogliamo esser buoni democratici.
Continua a leggere l’intervista a Sabino Cassese pubblicata sul Mattino del 19 settembre.