Lo Stato Digitale nel PNRR – Servizi Digitali e Cittadinanza Digitale

Il 27% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate alla transizione digitale, sviluppata lungo due assi: la banda ultra-larga e la trasformazione della PA in chiave digitale. Altri fondi sono destinati dal Piano all’innovazione digitale di infrastrutture, il fisco, sicurezza, sanità pubblica, turismo e cultura, sistema scolastico e ricerca universitaria. L’Osservatorio propone una ricognizione dei principali interventi di digitalizzazione del PNRR, del loro impatto sulle amministrazioni, dei tempi di realizzazione e del confronto con misure analoghe adottate da altri paesi europei. In questo post presentiamo le azioni previste con l’investimento 1.4 nell’ambito dell’aggiornamento tecnologico e digitale di cui alla componente M1C1 della Missione 1: i Servizi Digitali e la Cittadinanza Digitale. Il PNRR destina 40,32 miliardi alla Missione 1; nel dettaglio, alla componente Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA – nella quale sono ricompresi gli interventi relativi ai servizi digitali e alla cittadinanza digitale – sono destinate risorse pari a 9,75 miliardi di euro.

 

Il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione coinvolge, necessariamente, i servizi offerti ai cittadini e le modalità di interazione di questi ultimi con gli enti pubblici (e viceversa). Proprio questo è, del resto, uno degli ambiti nei quali l’Italia ha accumulato un considerevole ritardo rispetto ad altri paesi europei (ne abbiamo parlato in relazione all’indice DESI qui).

La diffusione della pandemia da Covid-19 e le misure restrittive disposte per contenerla hanno, inoltre, reso ancor più evidente la necessità di garantire a cittadini e imprese servizi pubblici digitalizzati e, in generale, una complessiva digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

A questo importante obiettivo il Piano dedica specificamente la Missione 1, destinandovi un totale di 40.32 miliardi di euro.

La missione è articolata in tre componenti:

  1. la componente M1C1 – Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA;

  1. la componente M1C2- Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo;

  1. la componente M1C3 – Turismo e cultura 4.0.

Gli interventi di riforma previsti dalla prima componente costituiranno oggetto di analisi nel presente post. Ad essa sono destinati 9.75 miliardi di euro (alla componente M1C2, invece, sono destinati 23,89 miliardi di euro e alla componente M1C3 6,68 miliardi di euro).

Gli obiettivi generali della componente M1C1 riguardano lo sviluppo di “servizi digitali all’avanguardia orientati a cittadini, residenti e imprese”, permettendo così all’Italia di realizzare l’ambizione europea del Digital Compass 2030, quando tutti i servizi pubblici chiave saranno disponibili in modalità on line.

I principali servizi su cui la M1C1 insiste sono:

a) l’Identità digitale, con l’obiettivo di raggiungere oltre 40 milioni di Italiani con le piattaforme esistenti per l’identificazione (CIE e SPID) e di completare su tutti i comuni l’estensione dell’Anagrafe della Popolazione residente (ANPR);

b) i pagamenti digitali tra cittadini e Pubblica amministrazione, promuovendo l’adozione di PagoPA in oltre 14.000 amministrazioni locali;

c) le notifiche, tramite la creazione della nuova Piattaforma unica di notifiche digitali per comunicare efficacemente con cittadini e imprese garantendo la validità legale degli atti. Grazie ad essa sarà possibile inviare notifiche con valore legale in modo interamente digitale. L’utilizzo della piattaforma per la notifica digitale degli atti pubblici ridurrà sensibilmente i tempi di comunicazione tra PA e cittadini e consentirà l’invio e la ricezione di avvisi in tempo reale.

A ben vedere, ad eccezione della Piattaforma unica per le notifiche digitali – che costituisce un servizio nuovo – negli altri casi l’obiettivo del Piano è quello di riprendere servizi e strumenti digitali già esistenti e diffonderne l’adozione da parte dell’Amministrazione.

Si vuole, dunque, rafforzare il sistema esistente “partendo dalle piattaforme esistenti (SPID e CIE), ma convergendo verso una soluzione integrata e sempre più semplice per gli utenti”. Infine, si prevede anche un intervento organico per migliorare la user experience dei servizi digitali e la loro accessibilità “per tutti”, armonizzando le pratiche di tutte le pubbliche amministrazioni verso standard comuni di qualità.

Gli interventi relativi a servizi digitali e cittadinanza digitale vanno letti congiuntamente ad altri interventi sempre inerenti al processo di digitalizzazione dell’amministrazione, quali il cloud (di cui abbiamo parlato qui) e l’interoperabilità dei dati (di cui abbiamo discusso qui), nonché al rafforzamento delle competenze digitali del personale della PA (analizzato qui). Tali riforme, se correttamente implementate, saranno in grado di modificare nel profondo il rapporto tra cittadini e amministrazione, semplificandolo.

Per quel che concerne il profilo temporale, il Piano scandisce le tappe per la realizzazione del processo di digitalizzazione in questione. Può essere utile analizzare tali obiettivi in chiave comparata con i dati riportati dall’AGID sullo ‘stato’ di adozione dei servizi digitali.

Tabella

Dati AGID sullo stato di adozione dei servizi digitali

Obiettivi del PNRR e tempistiche di realizzazione

SPID o CIE

Numero di PA che consentono l’accesso ai servizi digitali tramite SPID (dati al 3/8/21): 7.950

Il numero di identità SPID erogate: 23.382.865

Entro il primo trimestre del 2026 adozione di SPID o CIE da parte di 16.500 PA

Entro il quarto trimestre del 2025 42,3 milioni di cittadini dispongono di identità digitale valida sulla piattaforma nazionale

PagoPA

Il numero di amministrazioni e gestori pubblici che hanno aderito formalmente al sistema (dati al 31 dicembre 2019): 18.147

Entro il quarto trimestre del 2023 n. 2.450 nuove PA adottano PagoPA

Adozione del sistema da parte di 14.000 amministrazioni locali

Obiettivo finale: 80% delle PPAA aderiscono al sistema

AppIO

11.4 milioni di download

5.000 comuni con servizi attivi

[dati riportati nel sito del Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale]

Entro il quarto trimestre del 2023 n. 2.700 nuove PA adottano AppIO

Entro il secondo trimestre 2026 7.100 nuove PPAA adottano l’applicazione, assicurando un aumento del 20% dei loro servizi integrati

Obiettivo finale: 80% delle PPAA adottano l’applicazione come punto unico di accesso ai servizi digitali

Vi è da evidenziare che già il “vecchio” decreto Semplificazioni (D.L. n. 76/2020) aveva stabilito l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni (entro il 28 febbraio 2021) di:

  • integrare nei propri sistemi informativi lo SPID e la CIE come unico sistema di identificazione per l’accesso ai servizi digitali;

  • integrare la piattaforma pagoPA nei sistemi di incasso per la riscossione delle proprie entrate;

  • avviare i progetti di trasformazione digitale necessari per rendere disponibili i propri servizi sull’App IO.

Il Piano riprende e sviluppa, dunque, gli obbiettivi già annunciati in passato, fissando dei limiti temporali per il loro raggiungimento. Dal momento che, nella materia de qua, l’aspetto problematico è tradizionalmente costituito dalla ‘messa in pratica’ degli obiettivi annunciati, può ritenersi che la differenza rispetto ai precedenti approcci sia costituita da un ruolo predominante dell’AGiD nella attuazione del Piano. E’ previsto, difatti, che quest’ultima presti sostegno a pubbliche amministrazioni locali al fine di: fornire 28 esperti tecnici e professionali; ridurre il numero di errori del 50 % su almeno 2 servizi digitali forniti da ciascuna amministrazione; diffondere almeno 3 strumenti volti a riprogettare e sviluppare i servizi digitali più utilizzati di proprietà di ciascuna amministrazione e predisporre la relativa formazione; assicurarsi che almeno il 50 % delle soluzioni accessibili tramite ICT sia a disposizione di tutti i lavoratori con disabilità.

Inoltre, l’art. 41 del D. L. 31 maggio 2021, n. 77, approvato definitivamente il 28 luglio 2021 – recante «Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure» – attribuisce all’Agenzia significativi poteri sanzionatori in caso di violazioni degli obblighi in materia di transizione al digitale. In particolare, è previsto che eventuali violazioni accertate dall’AgID rilevino ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili e comportano responsabilità dirigenziale e disciplinare.

Infine, all’accertamento delle violazioni consegue l’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 10 mila a 100 mila euro (es. mancata ottemperanza alla richiesta di dati, documenti o informazioni o trasmissione di informazioni o dati parziali o non veritieri; violazione dell’obbligo di accettare i pagamenti spettanti attraverso sistemi di pagamento elettronico; violazione dell’obbligo di utilizzare esclusivamente identità digitali per l’identificazione degli utenti dei servizi on-line).

Da ultimo, può essere utile segnalare che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione costituisce un obiettivo comune anche ai Piani di altri paesi europei. La Francia, ad esempio, inserisce la “Digital Transformation” all’interno del pilastro “Competitiveness” del proprio Piano. Anche la Germania ha inserito la digitalizzazione tra i propri obiettivi. Vi sono, tuttavia, delle differenze significative rispetto al Piano italiano. Gli interventi previsti attengono, più che alla digitalizzazione dei servizi pubblici, ad altre aree: a titolo esemplificativo, si consideri la creazione del Bundeswehr Digitalisation and Technology Research Center, la digitalizzazione delle ferrovie e i programmi di alfabetizzazione digitali. Tali divergenze di approcci possono spiegarsi in ragione del ritardo accumulato dall’Italia in questo settore: le riforme che devono essere attuate, dunque, sono quantitativamente superiori e partono, per così dire, dalle fondamenta, come l’estensione dello SPID e della CIE per l’accesso ai servizi. In questa medesima ottica si comprende anche il perché di un ammontare maggiore di risorse destinate dal Piano italiano al processo di digitalizzazione rispetto a Francia e Germania.

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