Lussu e il Ministero “della miseria”

Al I Congresso nazionale del Partito d’Azione (5 febbraio 1946) parla Emilio Lussu, già ministro dell’Assistenza post-bellica nel governo Parri del 1945 e ministro per la Consulta nazionale nel successivo primo ministero De Gasperi; prossimo ad essere eletto alla Assemblea costituente.

Poche parole, nell’ambito di un intervento più ampio, che verte specialmente sui conflitti interni al Partito, combattuto tra le sue anime liberal-radicale e socialista. Qui però interessa ciò che Lussu dice del suo breve periodo alla testa del ministero «della miseria», dal 21 giugno al 24 novembre 1945: una stagione di fatica e di passione politica che gli eventi successivi avrebbero in parte archiviata.

 

Il Partito mi ha obbligato a entrare al governo dove sono stato a lavorare tutti i giorni dalle 8 del mattino fino alla mezzanotte, nel Ministero dell’Assistenza post-bellica, il ministero della miseria italiana. Ho fatto del bene in grandi forme, nei limiti del possibile. I miei collaboratori lo sanno: ho messo tutti fuori combattimento, chi a letto, chi in sanatorio. E ho mandato in galera i ladri. Se non si ristabilisce l’Amministrazione dello Stato, non si ristabilisce il Paese, non si risolleva il Paese dalla miseria morale in cui il fascismo l’ha prostrato.

 

Emilio Lussu al I° Congresso nazionale del Pd’A, seduta antimeridiana del 5 febbraio 1946, ora in G. Tartaglia, I Congressi del Partito d’Azione, 1944/1946/1947, pref. L. Valiani, Milano, Edizioni Archivio Trimestre, 1984, p. 263.