Il 27% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate alla transizione digitale, sviluppata lungo due assi: la banda ultra-larga e la trasformazione della PA in chiave digitale. Altri fondi sono destinati dal Piano all’innovazione digitale di infrastrutture, il fisco, sicurezza, sanità pubblica, turismo e cultura, sistema scolastico e ricerca universitaria. L’Osservatorio propone una ricognizione dei principali interventi di digitalizzazione del PNRR, del loro impatto sulle amministrazioni, dei tempi di realizzazione e del confronto con misure analoghe adottate da altri paesi europei. In questo post presentiamo le misure relative ai dottorati di ricerca e alla ricerca scientifica. Il PNRR prevede lo stanziamento di 0,43 miliardi di euro per la riforma e il potenziamento dei dottorati e di 6,91 miliardi di euro per il rafforzamento della ricerca scientifica.
Al fine di riformare la disciplina dei dottorati di ricerca, aprendo i percorsi al coinvolgimento di soggetti esterni all’università, nonché di finanziare l’ampliamento del numero delle borse per i dottorati di ricerca, il PNRR prevede lo stanziamento di 0,43 miliardi di euro.
Più nel dettaglio, attraverso un Decreto Ministeriale da adottare entro la fine del 2021, è previsto l’aggiornamento della disciplina dei dottorati, semplificando le procedure per il coinvolgimento di imprese e centri di ricerca, nonché per rafforzare le misure dedicate alla costruzione di percorsi di dottorato non finalizzati alla carriera accademica.
Una tale riforma appare estremamente urgente se si considera che il numero di dottorati di ricerca conseguiti in Italia è tra i più bassi nella UE ed è in costante riduzione negli ultimi anni.
Secondo le statistiche armonizzate di Eurostat, in Italia solo 1 persona su 1.000 nella fascia di età da 25 a 34 anni completa ogni anno un corso di dottorato, rispetto a una media UE di 1,5 (il dato più alto è di 2,1 ed è della Germania).
L’ISTAT ha inoltre evidenziato che quasi il 20 per cento delle persone che completano ogni anno un dottorato di ricerca si trasferisce all’estero. Chi rimane in Italia soffre invece di un profondo disallineamento tra l’alto livello di competenze avanzate che possiede e il basso contenuto professionale che trova sul lavoro.
Al fine di ovviare a questi dati così drammatici, il PNRR mira ad aumentare di 3.600 unità i dottorati, attivando tre cicli a partire dal 2021, ciascuno dotato di 1.200 borse di studio.
I nuovi dottorati innovativi hanno invece l’obiettivo di aumentare l’efficacia delle azioni delle amministrazioni pubbliche, al di sotto della media dei principali partner europei, incidendo sulla quota di personale con alte specializzazioni in materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), nettamente inferiore alle materie umanistiche e giuridiche.
A quest’ultimo fine, il PNRR mira, in collaborazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad aumentare di 3.000 unità i dottorati, attivando tre cicli dal 2021, ciascuno dotato di 1.000 borse di studio.
Infine, il PNRR prevede anche, in collaborazione con il Ministero della Cultura, il finanziamento di cicli di dottorato destinati all’efficientamento della gestione e dello sviluppo dell’enorme patrimonio culturale del Paese. Per contribuire al raggiungimento di tale obiettivo sono previste 600 borse di dottorato aggiuntive.
L’attuazione di tutte queste misure è rimessa al MUR.
Coerente con la riforma dei dottorati è l’intervento del PNRR relativo a “rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese”, per il quale è previsto uno stanziamento di 6,91 miliardi di euro.
Questa somma così cospicua viene divisa per finanziare più linee di intervento. In particolare:
- 1,8 miliardi di euro sono destinati al Fondo per il Programma Nazionale Ricerca (PNR) e ai progetti di Ricerca di Significativo Interesse Nazionale (PRIN).
Il Fondo è finalizzato a rafforzare le misure di sostegno alla ricerca scientifica indicate nel Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) 2021–2027 per garantire l’attuazione delle linee strategiche nel campo della ricerca scientifica.
Saranno anche finanziati anche Progetti di Ricerca di rilevante Interesse Nazionale (PRIN), di durata triennale che, per la loro complessità e natura, richiedono la collaborazione di unità di ricerca appartenenti ad università ed enti di ricerca (come il Consiglio Nazionale delle Ricerche).
L’investimento finanzierà, fino al 2026, 5.350 progetti.
- 0,60 miliardi di euro sono destinati al Finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori.
L’investimento ha l’obiettivo di offrire nuove opportunità dedicate ai giovani ricercatori, al fine di trattenerli all’interno del sistema economico italiano. La misura, implementata dal MUR, prevede di sostenere le attività di ricerca di un massimo di 2100 giovani ricercatori al fine di consentire loro di maturare una prima esperienza di responsabilità di ricerca. Una parte del contributo sarà vincolata all’assunzione di almeno un ricercatore non-tenure-track e parte del contributo dedicato a brevi periodi di mobilità per attività di ricerca o didattica in altre località in Italia o all’estero.
- 1,61 miliardi di euro sono destinati ai partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese e al finanziamento progetti di ricerca di base.
L’investimento, implementato dal MUR, mira a finanziare fino a un massimo di 15 programmi di ricerca e innovazione, realizzati da partenariati allargati a Università, centri di ricerca e imprese. L’investimento medio in ogni programma sarà circa di 100 milioni di euro, con un contributo per ogni progetto parte del programma di importo compreso tra 5 e 20 milioni di euro e un contributo per l’assunzione di ricercatori a tempo determinato di importo compreso tra 15 e 25 milioni di euro per ogni programma e un numero medio di 100 ricercatori per programma. Tra i target significativi vi è la percentuale di ricercatrici a tempo determinato, che, per effetto dell’attuazione di questa misura, dovrà salire, dall’attuale 34 per cento, al 40 per cento.
- 1,60 miliardi di euro sono destinati al potenziamento di strutture di ricerca e alla creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune Key Enabling Technologies.
Questa misura mira al finanziamento della creazione di centri di ricerca nazionale, selezionati con procedure competitive, che siano in grado di raggiungere, attraverso la collaborazione di Università, centri di ricerca e imprese, una soglia critica di capacità di ricerca e innovazione.
La struttura dei centri dovrà essere del tipo hub and spoke, con le funzioni amministrative centralizzate e quelle di ricerca parzialmente decentralizzate, secondo le competenze delle istituzioni di ricerca parti del consorzio. Il coinvolgimento degli spoke e delle imprese private avverrà attraverso accordi specifici di utilizzo delle infrastrutture di ricerca. La selezione dovrebbe avvenire con appositi bandi, il primo dei quali verrà emanato entro l’inizio del 2022.
- 1,30 miliardi di euro sono destinati a Creazione e rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione”, costruzione di “leader territoriali di R&S”.
Gli ecosistemi dell’innovazione sono luoghi di contaminazione e collaborazione tra Università, centri di ricerca, società e istituzioni locali che hanno finalità di formazione di alto livello, innovazione e ricerca applicata definite sulla base delle vocazioni territoriali. Essi si sono diffusi nel nostro Paese negli ultimi anni e rappresentano un modello innovativo di innovazione economica e sociale.
La misura, attuata dal MUR, si concretizza attraverso il finanziamento entro il 2026 di 12 “campioni territoriali di R&S” (esistenti o nuovi) che verranno selezionati sulla base di apposite procedure competitive, con attenzione alla capacità di promuovere progetti di sostenibilità sociale.
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