L’inchiesta giudiziaria in corso sulla Lombardia Film Commission per la compravendita di un immobile ha richiamato l’attenzione su questa e sulle molte istituzioni similari.
La Lombardia Film Commission è stata istituita da Regione Lombardia e Comune di Milano per promuovere sul territorio la realizzazione di film, fiction tv, spot pubblicitari, documentari, al fine di «aumentare la visibilità del territorio lombardo» e «diffondere l’immagine della regione», oltre che per lo sviluppo delle imprese audiovisive e del «cineturismo».
A questo fine, assiste, ospita, promuove, aiuta imprese private. Fa parte di una rete di diciannove analoghe istituzioni, create e finanziate da comuni e regioni, di dimensioni finanziarie diverse, ma con compiti assimilabili (alcune organizzano anche festival e sostengono in altro modo la produzione di audiovisivi).
Tutte queste fondazioni non profit, ma costose per i bilanci regionali, pur essendo tra di loro in concorrenza, sono associate in un organismo nazionale, l’«Italian Film Commissions» e persino in un «European Film Commissions Network», che ne raggruppa 98. Queste istituzioni sono un bell’esempio del tentativo di specializzazione dell’azione dei poteri pubblici, che conduce all’«ad-hoc-crazia», ma è anche indice del sempre crescente loro interventismo e del conseguente sfarinamento dello Stato.
Continua a leggere l’editoriale di Sabino Cassese pubblicato sul Corriere della Sera dello scorso 18 settembre,