Il dibattito sulla democratizzazione dell’Unione Europea risale ai primi anni 90. Il tema, che non ha mai cessato di essere d’attualità scientifica, è tornato nell’agenda politica dell’Unione nel 2019, a seguito delle elezioni per il Parlamento europeo. La Commissione europea ha inserito tra le priorità del proprio mandato il rinnovamento democratico dei processi decisionali e rappresentativi dell’Unione, aprendo nuovi spazi di riflessione sul futuro della partecipazione democratica in Europa. Ne discute un libro di Alberto Alemanno e James Organ, di prossima uscita.
Com’è cambiata la partecipazione ai processi decisionali dell’Unione nell’ultimo decennio? L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha introdotto nuovi strumenti a favore della partecipazione civica. Tra questi, l’Iniziativa europea dei cittadini che – seppure con fortune alterne – ha aperto alla possibilità per la società civile europea di indirizzare le politiche pubbliche dell’Unione. Guardano alla partecipazione anche i tentativi di riforma del registro europeo della trasparenza e le nuove regole sulla better regulation. Nel nuovo libro coordinato da Alberto Alemanno (HEC Paris) e James Organ (University of Liverpool) gli autori si interrogano sul futuro della partecipazione democratica dell’Unione.
Tra i numerosi contributi all’opera, un capitolo discute dell’utilizzo di incentivi comportamentali nei processi partecipativi. Il “regulatory gaming”, secondo la definizione dell’autore, fa uso di strumenti digitali e nudges ludici per incentivare i cittadini europei alla conoscenza e condivisione delle politiche europee. Tra gli esempi citati c’è Futurium, una piattaforma digitale sviluppata da DG Connect pensata per coinvolgere i cittadini nel dibattito circa i contenuti della legislazione europea in fase di approvazione. Futurium usa un sistema premiale per chi interviene più frequentemente o con commenti più articolati, ma consente anche un’interazione semplificata, cercando così di coinvolgere anche coloro che non hanno il tempo necessario, o la conoscenza adeguata del tema, ma desiderano comunque partecipare.
Attenzione ai problemi. L’autore ne cita almeno tre. Il primo è quello relativo al volume e tipo di regole che deve disciplinare l’introduzione di incentivi comportamentali. Il rischio è tanto quello dell’eccesso di regole quanto quello della creazione di lacune normative. Il secondo riguarda la riservatezza degli utenti, che si scontra con l’esigenza di acquisire il maggior numero di dati di ciascun utente, al fine di modellare i percorsi partecipativi sulle esigenze di costoro. Il terzo, e ultimo, è di natura etica. L’eccesso nella dose di incentivi alla partecipazione rischia di semplificare troppo o, peggio, attirare i partecipanti non in ragione dell’opportunità di condividere le idee, ma appunto in funzione degli incentivi promessi.
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