Più di 175 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, che potrebbero arrivare a 3 mila miliardi nel 2030: questo è il giro di affari che la National Blockchain Roadmap 2020 del governo australiano ipotizza possa derivare dall’impiego efficiente e diffuso di questa tecnologia nei più disparati ambiti sociali, dall’agricoltura all’educazione, dai servizi finanziari all’industria in genere.
L’Australia non è stata tra le prime realtà internazionali ad interessarsi in maniera strutturata alla tecnologia blockchain e alle sue applicazioni nel mondo reale – UK, Estonia, ma anche grandi soggetti privati come Barclays o Facebook, hanno avviato progetti già all’inizio dello scorso decennio o addirittura prima -, ma la recentissima collaborazione partita a metà 2019 tra il governo – in particolare, il Dipartimento per l’industria, la scienza l’energia e le risorse -, le università e le imprese, guidati da un comitato consultivo composto da esperti, ha prodotto un documento dai risvolti assai interessanti, sia in termini di ricognizione sull’attuale livello tecnologico ed economico in cui si inserisce il progetto blockchain australiano sia, soprattutto, in termini di prospettive future, traendo importanti spunti di riflessione da alcuni case studies significativi.
La Roadmap, infatti, dopo l’illustrazione degli obiettivi da perseguire nel periodo 2020 – 2025 e che contemplano, tra gli altri, la stabilizzazione di uno Steering Committee che funga da collegamento con il governo, l’implementazione di gruppi di ricerca e di gruppi di lavoro istituzionali sulla blockchain, lo studio delle esperienze straniere sul tema, si concentra sull’analisi di 3 ambiti settoriali specifici in cui la nuova tecnologia appare trovare una più immediata e utile applicazione: la nota filiera del vino australiano, il sistema finanziario e quello delle trusted credentials, con particolare riferimento in quest’ultimo caso alle procedure di qualificazione nel settore dell’educazione e del connesso mercato del lavoro che, nell’esperienza australiana, mostra un costante e significativo livello di internazionalizzazione e, quindi, anche di problematiche in termini di certificazione dei titoli di studio, delle competenze professionali e dell’identità generalmente considerata dei soggetti che vi accedono.
Se il settore dell’educazione in Australia rappresenta la terza esportazione dopo minerali ferrosi e carbone, e se il suo peso nell’ambito dell’economia australiana è stimato in 35,2 miliardi di dollari, allora ben si comprende il valore aggiunto che può derivare da un sistema di certificazione delle qualificazioni personali che offra livelli aumentati in termini di condivisione, interoperabilità, stabilità e, soprattutto, di efficienza e di sicurezza. Sono, infatti, i costi collegati alle procedure tradizionali di prova (per il lavoratore/studente) e di verifica (per il datore/istituzione) delle credenziali, e il danno derivante dalle relative frodi (la Roadmap cita il caso di un impiegato che ha utilizzato falsi titoli accademici, certificati da un giudice di pace, per più di 15 anni, ottenendo illegittimamente posizioni di rilievo nel settore sia pubblico che privato), le due maggiori aree di intervento su cui la blockchain appare poter essere risolutiva.
Il meccanismo della prova, della certificazione e della verifica delle qualificazioni, generalmente gestito a livello istituzionale (ad esempio, dalle università, ma anche dai datori di lavoro pubblici, oppure dalle agenzie governative che operano nel settore) può quindi trarre enormi benefici dall’impiego della blockchain, come è stato dimostrato, seppure in termini sperimentali, dal progetto denominato My eQuals con cui, nel 2017, 47 università tra Australia e Nuova Zelanda hanno dato vita ad un archivio centralizzato dei documenti accademici e che rappresenta, senz’altro, un primo importante passo verso la cd. tokenizzazione (ovvero, il raggruppamento delle informazioni rilevanti all’interno di un contenitore digitale dotato di elevati livelli di sicurezza e stabilità, in grado di operare all’interno di una rete di registri distribuiti) delle qualificazioni.
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