Al fine di garantire la più ampia cooperazione tra imprese FinTech e regolatori di fronte alle sfide dell’innovazione tecnologica, sono oggetto di sempre maggior diffusione i c.d. Innovation facilitators, principalmente nelle forme dell’Innovation Hub e del Regulatory Sandbox. Di seguito si fornisce una breve analisi delle modalità di funzionamento di tali strumenti, concentrandosi in particolar modo sull’esperienza ormai consolidata della Financial Conduct Authority inglese.
Con il termine Innovation facilitators si fa riferimento a un insieme variegato di strumenti con cui le Autorità di Vigilanza sui mercati finanziari (europee ed extraeuropee) predispongono un “dedicated point of contact” con le imprese che vogliano introdurre nel mercato prodotti e/o servizi a carattere innovativo.
Protagonisti di una significativa diffusione sono, in particolare, gli Innovation hubs e i Regulatory Sandboxes. I primi costituiscono un canale tramite cui le imprese possono chiedere e ottenere dalle Autorità chiarimenti (in genere non vincolanti) su questioni inerenti al Fintech, in particolare sotto il profilo delle prospettive di tipo regolamentare che possono prefigurarsi (ad esempio, la conformità del proprio business model con i requisiti regolamentari richiesti). I Regulatory sandboxes, invece, sono dei sistemi che consentono alle imprese di prestare in via sperimentale i propri prodotti o servizi innovativi sotto la guida e il controllo della autorità competente.
Per meglio comprendere l’utilità e le potenzialità di questo approccio può essere utile guardare al Regno Unito, dove già da diversi anni la Financial Conduct Authority (l’Autorità di Vigilanza sul sistema finanziario) ha avviato il progetto Innovate.
In un report recentemente pubblicato, dal titolo “The Impact and Effectivness of Innovate”, emerge come il principale obiettivo del progetto consista nel rendere il sistema regolamentare vigente appropriato per facilitare l’innovazione tecnologica, tutelando allo stesso tempo gli investitori, i risparmiatori e la stabilità complessiva del mercato.
Innovate, nello specifico, si compone di tre iniziative specifiche: il Regulatory Sandbox, il Direct Support, la Advice Unit. La prima è una piattaforma che consente alle imprese di “testare” in un ambiente controllato i propri prodotti e servizi fintech, direttamente con i consumatori finali. L’Autorità, in quest’ambito, svolge il ruolo di guida, fornendo su richiesta chiarimenti nelle forme dell’“individual guidance” o dell’“informal steer”. È prevista, inoltre, una “restricted authorisation”, una autorizzazione “su misura”, più limitata rispetto a quella normalmente richiesta per l’accesso al mercato, al fine di facilitare le imprese nel testare i propri servizi senza eccessivi oneri burocratici. È, invece, escluso il potere per l’Autorità di emettere “enforcement letters” fintantoché l’impresa è autorizzata ad operare nel contesto di tale regime speciale.
Anche nel resto dell’Europa si stanno muovendo i primi passi in questa direzione. Le European Supervisory Athorities hanno pubblicato un Report in tema di Innovation hubs e Regulatory Sandbox in cui, oltre a un’analisi comparata delle esperienze sinora maturate in Europa, sono individuate alcune best practices per la creazione di innovation facilitators. Il Report pone l’accento sulla rilevanza dei descritti punti di contatto tra le imprese e le Autorità, sulla necessità di promuovere la massima trasparenza e diffusione delle policy di volta in volta adottate, al fine di realizzare una regolamentazione uniforme in tutto il mercato europeo del fenomeno.
Per quanto riguarda l’ordinamento nazionale, si segnala che la Banca d’Italia ha recentemente istituito un innovation hub, il Canale Fintech, che ricalca il modello delle esperienze delle altre Autorità europee. Lo strumento del sandbox è, invece, allo stato attuale contemplato all’interno dello Schema di Decreto Ministeriale emanato dal Mef sul FinTech, il cui Capo II è espressamente dedicato alla “sperimentazione” delle attività e dei servizi ad alto valore innovativo.
Le varie tipologie di facilitators predisposte hanno un pregio principale, vale a dire quello di modificare in un certo senso il rapporto tra autorità di vigilanza e imprese: in particolare, l’autorità non è più solo watchdog, ma assiste e supporta l’impresa – sia essa già vigilata sia essa in procinto di entrare sul mercato (start-up)– al fine di porre in essere tutte le misure idonee per garantire la possibilità di introdurre nel mercato servizi e prodotti finanziari innovativi, salvaguardandone, al contempo, l’integrità e la competitività.
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