Grande è lo sconcerto per quel che è accaduto e per quel che sta accadendo al Consiglio superiore della magistratura (Csm).
Di quel che è avvenuto non colpiscono solo le divisioni interne, gli intrighi, lo stile delle negoziazioni, i rapporti con i politici, ma anche e soprattutto il fatto che più di un magistrato trattasse la scelta delle persone da nominare per influenzare l’azione degli organi, così negando la stessa ragione d’essere del Csm, quella di separare governo delle carriere da attività giudiziaria o requirente.
Continua a leggere l’intervento di Sabino Cassese sul Corriere della Sera del 12 giugno