Lo scorso 31 maggio, in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2018, il Governatore della Banca d’Italia ha dato lettura delle consuete Considerazioni finali, offrendo un quadro completo dello stato dell’economia italiana e degli sviluppi che hanno riguardato il settore bancario e finanziario anche in ottica europea.
Nel documento si evidenzia come il sistema di governance economico-finanziaria sviluppato nel secondo dopoguerra si trova oggi ad attraversare una fase di grave difficoltà. Il rallentamento del commercio internazionale risente di vari elementi di tensione, tra cui la nuova strategia protezionistica statunitense. Rischi di natura geopolitica si riflettono sulla crescita globale, con un rallentamento che interessa oltre il 70 per cento dell’economia del pianeta.
In questo contesto, e pur in presenza di elementi positivi utili a sostenere le attività in una fase congiunturale sfavorevole, l’economia italiana fatica ancora a riprendersi dalla doppia recessione. La crescita è limitata dalla insoddisfacente qualità dei servizi pubblici, dall’inadeguatezza delle infrastrutture, dal basso grado di concorrenza, e dalle distorsioni connesse con i diffusi fenomeni di evasione fiscale e di corruzione, oltre che dagli ostacoli posti dalle prevaricazioni della criminalità organizzata. Un ulteriore vincolo stringente è rappresentato dall’elevato rapporto tra debito pubblico e PIL, la cui correzione richiederebbe interventi di profonda revisione della dinamica di spesa ed entrata.
Quanto al sistema finanziario, nelle considerazioni finali viene evidenziato come gli effetti della crisi finanziaria avviatasi oltre 10 anni fa stentano ancora a essere riassorbiti, rallentando la capacità di reazione degli intermediari alle sfida poste dai cambiamenti in corso sui mercati. D’altro canto, il legame tra banche e percezione del “rischio paese” rimane significativo, riverberandosi sulla qualità degli attivi e sulla capacità di reperire risorse sui mercati. Permane, inoltre, il divario nello sviluppo del mercato dei capitali rispetto ad altri sistemi: si nota ad esempio come in Francia e nel Regno Unito il rapporto tra la capitalizzazione di borsa delle società non finanziarie e il PIL è oltre tre volte quello che si osserva in Italia e la quota delle obbligazioni sul complesso dei debiti finanziari delle imprese è quasi doppia.
Nelle conclusioni, il Governatore ha rammentato come l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea costituisce un fattore fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile, lo strumento di cui si dispone per rispondere alle sfide globali poste dall’integrazione dei mercati, dalla tecnologia, dai cambiamenti geopolitici, dai flussi migratori.