Uno studio commissionato dal Parlamento europeo e pubblicato nei giorni scorsi analizza le implicazioni costituzionali dell’allargamento dell’Unione europea.
Il lavoro, curato dal professore Bruno De Witte della Maastricht University e dell’European University Institute, approfondisce le problematiche dell’allargamento “a est” dell’Unione; vi si evidenzia, in primo luogo, come l’adattamento all’acquis europeo da parte degli Stati candidati all’adesione si configura come un processo a rilento, alla luce delle condizioni politiche correnti; in secondo luogo, si nota come l’espansione dei confini europei riguarderà probabilmente solo alcuni degli Stati attualmente candidati.
Tale orientamento risulta coerente con la posizione espressa dalla Commissione europea in un policy paper pubblicato nel febbraio 2018, in cui si sottolineava la necessità per l’Unione di divenire “stronger and more solid, before it can be bigger“.
Nello studio sono quindi formulate alcune raccomandazioni:
- l’ingresso di nuovi Stati membri renderà sempre più ingestibile il ricorso all’unanimità nelle procedure decisionali del Consiglio, imponendo un frequente ricorso alla clausola passerella da parte del Parlamento europeo;
- in presenza delle clausole di unanimità, l’uso del meccanismo dell’integrazione differenziata continuerà a risultare necessitato. Il meccanismo di cooperazione rafforzata dovrà essere utilizzato “without hesitation whenever it allows to by-pass the vetoingby one or more countries of measures that are useful for the majority of member states. Separate agreements under international law between groups of member states (on the model of the SchengenConvention) are not desirable, as they have a cost in terms of democratic accountability and judicial control, but their use should nevertheless be envisaged in those cases where cooperation seems politically important but where the text of the European Treaties makes it impossible to adopt Union legislation“;
- il Parlamento europeo dovrà predisporre un meccanismo per la valutazione nel continuo da parte di tutti gli Stati membri dei valori fondamentali di cui all’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea; condizione preliminare sarebbe però l’adozione di un “catalogo” degli elementi minimi della rule of law e del governo democratico; la procedura di valutazione dovrebbe inoltre coinvolgere esperti indipendenti e l’agenzia per i diritti fondamenti nell’Unione;
- la Commissione europea dovrà utilizzare lo strumento delle infringement actions in maniera più puntuale, con l’obiettivo di aggredire in maniera rapida ed efficace le carenze sistematiche nella tutela dei diritti fondamenti, della rule of law e dei principi democratici.